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PERCHÈ SI VIENE A LOURDES?
 

 


RAYMOND ZAMBELLI, RETTORE DEL SANTUARIO N.S. DI LOURDES

 

 

 

In occasione del 50° anniversario della fondazione degli “Amici di Lourdes” di Pistoia, sono felice di proporvi le mie riflessioni, in quanto Rettore del Santuario di Nostra Signora, e di rispondere ad una domanda che spesso mi viene posta: “Perché si viene a Lourdes?”.

Vedendo le folle che anno dopo anno vengono in pellegrinaggio, come non ricordare quanto ci racconta il Vangelo: “Vedendo le folle ne sentì compassione poiché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. (Mt 9,36).
Ed ancora l'invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e Io vi ristorerò. Prendete su voi il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime”. (Mt 11, 28-29).
Le folle di Lourdes non sono affatto omogenee. Ci sono i pellegrini, ma ci sono anche i turisti, i curiosi, e tanti altri. Gesù vuole rivolgersi a tutti e, per raggiungere ciascuno nella sua realtà, sceglie la via che ci è più familiare: il cammino della sofferenza.
È un fatto universale: ogni uomo soffre, ricco o povero, malato o sano, famoso o sconosciuto. Penso non esista nessuno che possa dire: io non ho mai sofferto, io non soffrirò. Ecco perché l'invito: “Venite, a me, voi tutti che soffrite”, raggiunge ogni uomo nelle profondità e negli abissi del suo cuore.

A tale riguardo Lourdes è uno di quei luoghi dove questo invito è più visibile che altrove. C'è infatti qui la presenza sconvolgente dei malati, ma c'è soprattutto la presenza più nascosta e più misteriosa di tutti quelli che soffrono e che tribolano sotto il peso di differenti fardelli.


Quali? Il fardello della vita che, in certi momenti, si fa pesante da portare quando non diventa addirittura insopportabile. Il fardello delle prove di qualsiasi genere, tanto sul piano personale o professionale che sul piano familiare o emozionale. Il fardello delle nostre fragilità psicologiche, delle nostre debolezze morali; il fardello dei nostri peccati.
“Prendete su di voi il mio giogo”. Tutti sappiamo che un giogo ci unisce fortemente a qualcosa o a qualcuno. Con questa parola, il Cristo ci propone di rompere la nostra solitudine, se accettiamo la sua Presenza e la sua Forza al nostro fianco per non essere più soli a portare il peso della giornata. Si propone dunque di essere il nostro compagno di viaggio, come lo fu per i discepoli di Emmaus che, anche loro, erano scoraggiati e si sentivano sconfitti.
“Imparate da me”. Abbiamo tutto da imparare da Lui. Non è lui forse “la Via, la Verità e la Vita” (Gv. 14,5)? In questa sua scuola ci ha lasciato un'insegnante meravigliosa, Maria, sua madre e nostra madre. È per questo che dà appuntamento alle folle a Lourdes.


- A Lourdes, veniamo per imparare da Maria a scoprire Cristo, a conoscere Cristo, ad amare Cristo, a seguire Cristo, a servire Cristo.
- A Lourdes veniamo per imparare da Maria a leggere il vangelo, meditarlo, metterlo in pratica.
- A Lourdes veniamo per imparare da Maria cosa significa vivere nella Fede, crescere nella Carità e perseverare nella Speranza.
- A Lourdes veniamo per imparare da Maria l'unico messaggio che abbia lasciato agli uomini dopo Cana e che non cessa di trasmettere in tutte le sue apparizioni sulla terra: “Fate tutto quello che vi dirà”. (Gv. 2,5).


Nel nostro percorso verso il 150° anniversario delle Apparizioni nel 2008, possiamo porre attenzione al messaggio che Maria rivolge a tutti coloro che passano per Lourdes: “Venite da Lui, tutti voi che soffrite e troverete il riposo per le vostre anime”.

 

 

 

 

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