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Una testimonianza
 

Nello scorso settembre (dal 14 al 20), su invitodel Vescovo, Mons. Fausto Tardelli, i Seminaristi di Pistoia si sono recati a Lourdes assieme all’UNITALSI per una esperienza accanto ai “malati”. Abbiamo raccolto la testimonianza di uno di loro.

“Sono stato a Lourdes molte volte con gruppi di amici, per pregare e ringraziare di fronte alla grotta, per tutto quello che mi accadeva durante l'anno. L'ultima volta ci sono stato come volontario Unitalsi, ed è stata un’esperienza molto particolare perché fai da accompagnatore a persone disabili o malate e pensi che tutto quello che chiedono alla Madonna sia la guarigione fisica.
Per prima cosa ho visto che quando aiuti una di queste persone è facile sentirti bravo o sentirti ripagato da un lor sorriso o dal semplice fatto che ti dicono "Grazie"; ma così si corre il rischio di considerare il loro sorriso come lo stipendio di quello che fai, del servizio che svolgi. Questo è anche umanamente giusto ma mi strideva pensare che tutta la bellezza di questa esperienza si risolvesse nel ricevere un sorriso gratuito, anche perché queste persone, che dipendono in tutto e per tutto da noi, sono pronte nella loro fragilità a donarti il cuore.

Mi sono accorto che per non perdere la bellezza di questa esperienza l'unica cosa che posso fare, l'unico modo che ho per stare di fronte all'amore che danno senza renderlo impuro è quello di arrivare attraverso di loro
alla sorgente dell'amore, che è Cristo. Si deve guardare oltre al loro cuore per scoprire il cuore di Cristo, quindi non sono più loro a dover ringraziare me per lavarli, vestirli e scarrozzarli per tutto il santuario, ma sono io che
sono grato a loro per farmi arrivare alla radice dell'amore vero. Inoltre, sono rimasto sconcertato dalla facilità con cui queste persone si affidano. La loro disponibilità a lasciarsi fare tutto da noi mi dice della altrettanta disponibilità che hanno a denudare il loro cuore. Ho capito che questo esprime più immediatamente un desiderio che abbiamo un po’ tutti, cioè che ci sia qualcuno che veda fino in fondo la nudità non del nostro corpo ma del nostro cuore, per essere guardati non per l'aspetto o per l'handicap che portiamo, ma per quello che realmente siamo: persone che, in qualsiasi condizione viviamo, sia in piedi che su una carrozzella o sdraiati su un lettino, hanno tutte il medesimo desiderio di essere felici. In questo modo mi sono reso conto che loro non vengono al Santuario per essere guariti.

Ecco dove sta la bellezza per tutti nel venire a Lourdes: stare di fronte alla grotta chiedendo
non di essere guariti nel corpo, ma di essere felici; e questo avviene grazie alla nostra disponibilità di convertirci a Cristo, magari ottenendo così anche qualche miracolo.”

 

 

Gianni Gasperini