I Mosaici della Basica di N.S. del Rosario a Lourdes - Misteri Dolorosi

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L’Agonia del Cristo (Primo Mistero doloroso) - (Disegno di M. Grellet, Parigi, 1899).


Mentre la maggior parte delle scene conta numerosi personaggi, questa ci mostra solamente Gesù [45] prostrato a terra e, sullo sfondo, quasi nascosti, i tre discepoli [46] ai quali Gesù aveva chiesto di vegliare insieme a lui.
Il Vangelo, (Luca 22,42) parla di un calice amaro: Gesù chiede al Padre, se è possibile, di allontanarlo.
Il calice è qui rappresentato, sormontato da una croce. La croce è dorata: l’amarezza cambierà in gioia. Le iscrizioni citano la preghiera del Cristo al Padre:
“Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
L’autore del disegno, Grellet, ha seguito l’evangelista Luca: è il solo a menzionare il sudore ed il sangue che grondano dal volto del Cristo e l’apparizione di un angelo che viene a confortarlo. L’angelo tiene nella mano destra un calice [47]: il sangue versato dal Cristo sarà il sangue della nuova alleanza di cui ogni Eucaristia è il memoriale.
Di fronte all’angelo sta Giuda [48]. È strano che l’artista abbia rappresentato Giuda in cielo. Tuttavia egli è ben riconoscibile, con la borsa stretta al cuore.
Tra l’angelo e Giuda, il cuore del Cristo [49] brucia come il Roveto ardente nel mosaico del Mistero della Visitazione (Misteri Gaudiosi, che abbiamo in un precedente “numero” analizzato). È sormontato della croce ed è cinto dalla corona di spine.

La Flagellazione (Secondo Mistero doloroso) - (Disegno di M. Louis Edouard Fournier, Parigi, 1904).


È la scena più violenta. Ma il manierismo del disegno frena l’emozione. Il gesto delle due
guardie che colpiscono Gesù è troppo studiato: non è credibile. È meglio osservare con attenzione
il bel volto del Cristo. A sinistra, Giuda [50] guarda, nascondendosi maldestramente.
Le chiavi che porta con sé ricordano che ha fatto parte del gruppo dei Dodici. A destra, un
ufficiale romano tiene in disparte gli ebrei [51]. In cielo alcuni angeli pregano davanti ad un
triangolo, segno geometrico della Trinità, dove è scritto, in ebraico, il nome di Dio [52]. Le
figure più forti sono quelle di Isaia [53] e di Giobbe [54]. Due citazioni le accompagnano: Isaia
è avvolto nel cartiglio con la scritta “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Isaia 53,5);
Giobbe - che nell’Antico Testamento è l’esempio del giusto colpito dalla malattia e da disgrazie
che non ha in alcun modo meritato ed in questo egli “profetizza”il Cristo – reca l’iscrizione “[è afflitto da una] piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo” (Giobbe
2, 7). Al centro l’agnello è immolato sulla pietra d’altare [55]. Ma esso è l’Alfa e l’Oméga, la pienezza di ogni cosa, il Vivente, l’Eterno (Apocalisse22, 13). la Sua morte è un passaggio, una pasqua.

 

L’Incoronazione di spine (Terzo Mistero doloroso) - (Disegno di M. Louis Edouard Fournier, Parigi, 1905).


Come nei misteri gaudiosi, ciò che accade in cielo corrisponde a ciò che accade sulla terra. La congiunzione, qui, è la corona di spine. Questa corona di derisione che viene calcata sulla testa del Cristo diventa una corona di gloria, tra i due cherubini [56] che sormontano l’arca dell’alleanza [57] riconoscibile dalle barre che permettevano di trasportarla. Questo “vuoto , tra i due cherubini, era considerato lo spazio più santo di tutti, il segno per eccellenza della presenza invisibile
di Dio (Esodo 25, 22).
Il mantello di porpora ed il bambù a guisa di scettro sono altri due segni di derisione. Un soldato sembra pronto a colpire
[58] e l’altro sciorina nell’orecchio di Gesù propositi beffardi [59]. A destra, il centurione è indifferente [60] e, a sinistra, Pilato [61] mostra ad un ebreo l’iscrizione che sarà affissa sulla croce: INRI, Gesù di Nazareth, Re degli Ebrei.
Più in alto, Salomone [62] porta gli attributi della regalità: la corona, il mantello di porpora e lo scettro. La sua regalità è effettiva, ma terrestre, passeggera e imperfetta.
Di fronte a lui, Abramo [63] brandisce un coltello e dice a suo figlio, Isacco (che non è rappresentato): “Sul monte il Signore provvede” (alla vittima per il sacrificio). Questa vittima, non sarà suo figlio, ma un “ariete [64] impigliato per le corna in un cespuglio” (Genesi 22). Pensando alla Croce, i cristiani si sono ricordati questo avvenimento biblico. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Giovanni 3,16).

La Via Crucis (Quarto Mistero doloroso) (Disegno di Felipe Maso, pittore spagnolo,1907).


Questo mosaico si distingue dagli altri per il numero di personaggi (oltre quaranta), per il movimento e per il colore. È opera del pittore spagnolo Felipe Maso, l’unico tra i quindici della basilica.
Sulla sinistra, uno dei condannati [65] trascina la sua croce, come Gesù. Questi si gira verso la madre [66] che tende vanamente le braccia verso lui, e verso Maria Maddalena [67], riconoscibile per i suoi capelli scomposti (Giovanni 11,
2). Lo sguardo di Gesù è come vuoto. In primo piano, un uomo brandisce il cartello [68] dove il motivo della condanna è scritto in ebraico, in greco ed in latino. Dietro, una folla di persone si affretta con le espressioni più diverse. Siamo così liberi di identificarci in uno di questi volti.
Questo mosaico potrebbe sembrare il più realistico ma anche il meno religioso. Non è così. L’iscrizione che fa il giro del mosaico proclama “la sovranità della croce” che riposa “sulle spalle del Cristo”: è un’allusione ad Isaia (9,5).
Mentre il Padre non era rappresentato nei precedenti, riappare [70] tra Abramo, rappresentato qui con Isacco [71] (vedi quanto detto a proposito del mosaico precedente) e Mosè [72]. La fronte di Mosè risplende di luce (Esodo 32, 39) perché ha contemplato Dio. Per guarire il popolo, Dio ha comandato a Mosè di fare un serpente di rame: sarebbe stato sufficiente guardarlo per non perdere
la vita (Numeri 21). Gesù ha citato questo fatto come un annuncio della sua crocifissione (Giovanni 3,14-15).

 

Il Cristo in Croce (Quinto Mistero doloroso) (Disegno di M. Grellet, Parigi, 1901).


Tutto sembra sopito. Né il corpo, né il viso del Cristo sono deformati dal dolore.Maria Maddalena, [73] che aveva cosparso un costoso profumo sui piedi di Gesù, li bacia come aveva fatto la peccatrice di san Luca (7,38), Maria [74] tende una mano verso suo Figlio e l’altra verso il discepolo [75] che Gesù amava, quello che Gesù le ha appena designato come figlio. Forse l’artista ha voluto valorizzare così il ruolo spirituale di Maria, nostra madre. Un soldato si tiene pronto [76] per trafiggere con un colpo di lancia il costato del Crocifisso. Quanto agli altri, giocano ai dadi per tirare a sorte la tunica di Gesù [77].
In cielo, il gesto del Padre [78] è simile a quello del Figlio sulla Croce. Se il Padre “non ha risparmiato” il Figlio (Romani 8, 32), come è scritto sull’arco a semicerchio, non è per mancanza d’amore ma a causa dell’amore che entrambi condividono verso noi tutti.
Due angeli [79 e 80] meditano l’inno ai Filippesi che la Chiesa canta il Venerdì santo: “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Filippesi 2,8). Al centro, il pellicano [81] che si strappa le viscere per nutrire i suoi piccoli è un simbolo tradizionale del Cristo che dà il suo corpo affinché abbiamo la Vita: è la Croce, è l’Eucaristia.

 

 

 

 

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